Questo sesto album dei Rossometile potrebbe essere considerato come un qualcosa di autocelebrativo. A quanto ho capito in questo album abbiamo undici episodi che sono già apparsi in altri album della band, ma per il loro venticinquennale la band ha deciso di cimentarsi in una versione unplugged dei brani che probabilmente li rappresentano di più.
Per questo fattore, ma anche per l’atmosfera molto particolare che si respira nell’ascolto di questo “Ostara”, il compito di recensire questo album non è affatto semplice. Sembra di essere catapultati a diretto contatto con la band stessa, magari ad una loro esibizione per pochi intimi, con luci soffuse e profumo di incenso. Mentre la splendida voce della cantante Ilaria Hela Bernardini scandisce parole toccanti, la musica fluisce in un sapore dolce ma molto amaro per portare chi ascolta a stretto contatto con le emozioni più profonde di questa band.
Pochi i momenti allegri, tantissimi i momenti struggenti, tutti interpretati benissimo e con trasporto, e con l’aiuto di tanti strumenti. Non saprei dire se tutto ciò che si sente sia frutto di una vera orchestra o meno, ma il risultato finale è davvero fantastico! Siamo di fronte a circa tre quarti d’ora di musica molto valida, e alla fine dell’ascolto molti potrebbero sentirsi anche leggermente commossi, ma anche durante l’ascolto. Non vi è una sola traccia che non sia degna, e a mio avviso l’album va assaporato tutto insieme, senza troppe interruzioni, perchè c’è una specie di logica nell’andamento della tracklist, ben calibrata e soprattutto piena zeppa di piccoli gioielli. Acquisto assolutamente d’obbligo, ma solo per chi ama il metal sinfonico con voce femminile.
Ma bisogna però tenere conto che in questa release di metal c’è ben poco, a parte la fortissima carica che ogni brano ha, e questo prescinde dalle distorsioni usate, e i Rossometile si sono destreggiati in maniera egregia in questa veste più “tranquilla”.
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