The Impermanence of Things è un EP di quattro canzoni di Wire Crimes, l’ultimo progetto del cantautore, chitarrista e sintetizzatore del New Jersey Adam Copeland.
Copeland ha trascorso la maggior parte degli anni 2000 esibendosi in punk politico di ispirazione afro (The Meltdowns), rock populista rimbalzante (Ben Franklin), rumorosi inni introspettivi (Black Water), folk esplosivo e new wave (Adam and the Plants). e jam rock paludoso (The Mutts). Le canzoni di The Impermanence of Things sono esplorazioni nei ricordi di parentela perduta, resa dei conti dell’infanzia, notti insonni e problemi di comunicazione, sostenute da luccicanti synth pad, melodie scorrevoli e armonie vocali a più livelli.
Wire Crimes estrae il fascino di Copeland per i sintetizzatori hardware, le linee di basso pulsanti, la chitarra tagliente del rasoio e i ritmi trascinanti. L’EP è stato registrato da Copeland a casa sua in brevi raffiche, con la batteria aggiunta successivamente nel suo studio di Passaic dall’amico e collaboratore di lunga data Lloyd Naideck. The Impermanence of Things è stato mixato da Skylar Adler alla Skylar Ross Recordings e masterizzato da Alan Douches alla West West Side Music. La copertina è una reinterpretazione de “L’eruzione del Vesuvio” di Pierre-Jacques Volaire.
“Temples”, è un brano ricco d’atmosfera ridondante che và ad esaltare l’ascolto creando di fatto, non la solita proposta banale, e neanche scontata, ma un qualcosa di più unico che raro.
Una traccia pregevole da ascoltare, e che convince per semplicità e naturalezza con cui viene suonata , dimostrando come Wire Crimes sappia muoversi nel proprio ambiente musicale, pubblicando un lavoro trascinante ed intenso.
Ancora una volta, un esempio di come la musica quella suonta bene possa fare breccia in qualunque forma si possa proporre, regalando un brano orecchiabile che rimane impresso nella mente con facilità.
7.0/10
Tracklist:
- “Temples”