Visionoir è un progetto solista fondato nel 1998 dal musicista Alessandro Sicur. Ha fatto il suo debutto con questo monicker poco dopo con un EP intitolato “Through the Inner Gate”, poi si prese una pausa per un po ‘di anni. Visionoir negli anni ha continuato a scrivere e archiviare nuovo materiale e via dicendo 2015 e 2017 il primo album completo “The Waving Flame of Oblivion” (2017) ha finalmente preso forma. Questo disco si muove tra il rock progressivo e il metal avantgarde e vede l’inclusione di voci campionate che guidano il filo narrativo (con poesie di TS Eliot, Ezra Pound, Antonin Artaud e Dylan Thomas). Nel 2018 Visionoir torna nel suo studio per scrivere e registrare il suo secondo album. Il suono rinnovato è molto più pesante e concentrato di prima, con un suono ancora di più decisivo l’impatto del riff di chitarra, nonostante le tastiere spaziali rimangano un marchio di fabbrica. Questo il nuovo disco, insieme a brani con narrazione campionata, presenta la fondamentale collaborazione di due ospiti vocali: Fabio Vogrig (Handful of Dust, Noioc, End of Eternity ) e Alessandro Seravalle, un
autentica istituzione della scena progressista fin dagli anni ’90 con la sua band Garden Wall.
SGW: Ciao Alessandro, vuoi parlarci del tuo nuovo album, o per meglio dire “progetto”?
Alessandro: Il nuovo album, come quello di debutto, è stato completamente prodotto e registrato nel mio home studio: solo voci e mastering sono state realizzate esternamente. Ho avuto modo pertanto di lavorare con grande calma e dedizione a brani nuovi scritti dopo il 2017 e a riarrangiare idee vecchie ferme nel cassetto e ancora prive di una forma definitiva. Il sound è più omogeneo ed estremo rispetto al passato e quindi con meno divagazioni nel rock progressivo.
SGW: Come nasce un tuo brano e come viene finalizzato?
Alessandro: Parto solitamente da una idea molto semplice, come un riff o una progressione di accordi. In fase creativa spesso ne creo moltissimi e senza un filo logico quindi li archivio per una seconda fase in cui decido quali idee possono convogliare in un unico brano: di qui parte un lavoro di cesello e di espansione per cui da un concetto di base si sviluppa poi una sequenza di parti diverse che vengono organicamente unite.
SGW: Che tematiche affrontano i testi delle tue canzoni?
Alessandro: La parte testuale e letteraria non è per me prioritaria, infatti entrambi gli album sono stati concepiti come strumentali. Ho adottato poi nel primo album la soluzione di usare registrazioni d’archivio di voci originali di vari poeti di inizio Novecento che convogliassero il mood dei brani attraverso una sorta di narrazione. Per The Second Coming invece ho avuto modo di collaborare con due cantanti cui ho dato carta bianca sui testi in modo da consentirgli una partecipazione ancora più personale.
SGW: Descrivi con tue parole il tuo sound, e magari cerca di indicare il tipo di pubblico a cui potrebbe piacere e perchè.
Alessandro: Definire il proprio genere all’uscita dell’album è per me veramente la parte più difficile: con così tante influenze e sonorità si rischia di dare una connotazione fuorviante: ad esempio su alcuni siti mi si definisce “darkwave”, genere che fondamentalmente mi risulta del tutto alieno. Temo sia una errata percezione dell’ uso delle tastiere: il compromesso è dunque definirvi AVANTGARDE METAL, calderone in cui troviamo sonorità diversissime o di difficile catalogazione
SGW: Stai già lavorando a nuova musica? E in ogni caso, hai già una idea di come si evolverà il tuo sound?
Alessandro: In questo momento mi sto dedicando alla promozione dell’ album e trovo il bisogno di un po’ di pausa dalle lunghe sessioni notturne. Per il futuro attendo di sorprendere anche me stesso: il prossimo materiale potrebbe essere vicino al metal estremo così come rallentare e sterzare verso un ambient-post-metal.
SGW: Perchè ti sei avvalso del sassofono di Clarissa Durizzotto per alcuni brani di “The Second Coming”? E cosa pensi abbia apportato alla tua musica?
Alessandro: Trovo il sax uno strumento fantastico e poco usato in ambito rock… Venivo da un intenso periodo dedicato a scoprire la discografia di Ihsahn per cui mi è venuto spontaneo chiedere ad amici se conoscessero un sax player: il nome di Clarissa è stato il più nominato, essendo una professionista con un ricchissimo bagaglio di collaborazioni. Il risultato è stato superiore alle aspettative e di certo in futuro la sua presenza sarà ancora più incisiva, probabilmente più integrata nelle composizioni.
SGW: Vogliamo parlare delle tue influenze musicali?
Alessandro: Sono abbastanza varie, si va dai padrini Black Sabbath ai Dead Can Dance, con in mezzo un sacco di progressive rock ( King Crimson, Van der Graaf generator, Rush ) e ovviamente molto metal, rigorosamente a tinte oscure (Candlemass, Katatonia, Opeth, vecchi Tiamat…. ). Per quanto riguarda le tastiere, che molti erroneamente definiscono una componente “elettronica”, i riferimenti potrebbero essere i Goblin cosi come gli Ozric Tentacles.
SGW: Qual è il tuo sogno più grande che vuoi realizzare nella musica? Dove vorresti arrivare?
Alessandro: Immagino che i ventenni ti diano a questo punto le risposte più disparate e forse a suo tempo sarei stato uno di loro. Ma ne ho vista di acqua passare sotto i ponti per cui ad oggi un sano realismo è inevitabile: faccio musica per una esigenza e urgenza personale. Certo, ad ogni persona che mi contatta per acquistare un CD ho una bella sensazione, ma non certo per motivazioni “materiali”. Una piccola soddisfazione negli anni sarebbe che le mie piccolissime produzioni possano diventare “oggetto di culto” seppure in una piccola nicchia, proprio perché sono state e saranno inevitabilmente molto diradate nel corso degli anni.
SGW: Secondo te, perchè un ascoltatore dovrebbe diventare un tuo fan? Cosa offre Visionoir di speciale secondo te?
Alessandro: Immagino che per una band vera e propria, che fa dei live, avere dei “fan” potrebbe essere considerato un obiettivo. Nel mio caso, dedicandomi esclusivamente alla musica registrata, vorrei solo poter raggiungere un semplice obiettivo: riuscire a catturare l’attenzione di chi ascolta per poi trasportarlo in un viaggio. Sembra essere sempre più difficile, soprattutto nei contenitori della musica liquida, dove avere tutto e sempre a disposizione sempre rende difficile distinguersi ed evitare lo skip, visto che ognuno tende a cercare musica che assomigli a quello che già si conosce.
SGW: Siamo ai saluti. A te le ultime parole.
Alessandro: Grazie a chiunque abbia trovato tempo da dedicare all’ ascolto di “The Second Coming” e continua a dare una possibilità alla musica indipendente, che spesso sforna le sorprese migliori! Per info mi trovate su tutti i social!