I Visionoir sono un progetto gestito totalmente da Alessandro Sicur, polistrumentista friulano che dal 1998 ad oggi non si è dimostrato particolarmente prolifico, infatti questo “The Second Coming” è il suo secondo full-length. Insomma, due album e un demo in più di venti anni sono un bottino esiguo, ma ascoltando la sua musica bisogna ammettere che a volte la qualità conta più della quantità. Partiamo col dire che il genere proposto da Visionoir si colloca a metà tra il progressive metal, l’avantgarde e il progressive rock. Il brano che apre il disco, “Lost in a Maze”, ha al suo interno una certa inquietudine e oscurità, come ben si evince soprattutto verso il finale fatto di riff quasi sabbathiani, e quindi vicini al doom, e accelerazioni che riportano in mente certi Dream Theater, per sconfinare anche vagamente in qualcosa alla Tool.
Detta così potrebbe sembrare una musica un po’ confusionaria, ma di fatto non lo è. O almeno, non lo è se la si ascolta davvero con attenzione, in quanto è impensabile assimilare questo album con un ascolto distratto. La seconda canzone, “The Snooping Shadow” accentua una certa vena doom, ma aumentano anche le parti campionate e i synth, così come la voce assume un ruolo particolare, da narrante mondi e paesaggi inquietanti. Questo brano a mio avviso è davvero molto riuscito, tutti gli elementi si incastrano alla perfezione e man mano che il pezzo procede si ha come una sensazione di inquietudine, quasi di trovarsi in mezzo ad un percorso pieno di pericoli. Le tastiere in tutto questo hanno un ruolo importantissimo, svolgono non solo un lavoro di arrangiamento, ma sono messe ben in risalto. Il finale col basso distorto e poi una atmosfera quasi alla The Kovenant è da pelle d’oca.
Proseguendo con la tracklist e senza voler annoiare con un lunghissimo track by track, vediamo che più o meno i generi nei quasi si muove Visionoir sono tanti ma in sostanza questi: doom, avantgarde, progressive. Il doom è a mio avviso più un qualcosa che viene trasmesso a livello di riff oscuri e contorti. Prendere ad esempio l’incipit iniziale di una traccia come “The Vulture Eye”, che ricorda addirittura qualcosa dei Candlemass persino nel cantato che rimembra il buon Messiah Marcolin. Questa traccia è praticamente quasi doom puro, ma come sempre la parte elettronica riesce a donare quel qualcosa di diverso e inaspettato che rende tutto l’album molto interessante.
Abbiamo anche delle canzoni più aggressive che non sconfinano però nel metal estremo, come ad esempio “Breathless” o “Born Like This”, dove i bpm salgono un po’, ed abbiamo anche una strumentale pura come “Horror Vacui”, traccia di estrazione dark/electro nella quale fa bella figura anche il sassofono di Clarissa Durizzotto. Questa è un’altra traccia da annotare, molto atmosferica e cupa, soprattutto nella seconda parte. Qui le tastiere duellano in modo splendido col sassofono. Malinconia e introspezione in grandi quantità quindi.
Questo è un disco da ascoltare e riascoltare, uno di quei lavori che conservano quella forza geniale che solo pochi hanno. “The Second Coming” è uno dei lavori migliori partoriti in Italia in questa fine del 2021, non ignoratelo.