Nati dalle ceneri della precedente band di Manchester Mark of 1000 Evils, These Dead Machines ha ironicamente preso vita durante i vari lockdown nazionali del Regno Unito. Basandosi sulle fondamenta lasciate dalla band precedente per creare qualcosa di più ricco, più grandioso e complessivamente più onnicomprensivo, l’alt-rock alimentato dal grunge non è stato lasciato indietro, per quanto sia stato distorto, contorto e dato una nuova svolta. un’estetica molto più cinematografica e complessivamente più oscura e occasionalmente psichedelica.
Tuttavia, non è una discesa diretta verso la follia. Con un’etica che deriva dalla consapevolezza che la vita ha i suoi alti e bassi e che senza gli aspetti negativi gli aspetti positivi non sarebbero così piacevoli, These Dead Machines riesce a bilanciare la luce con l’oscurità, il bene con il male. Il risultato è qualcosa di estremamente comprensivo, ma non sempre confortante. Ha senso però con influenze diverse come The Cure, Deftones, The Smiths e Queens of the Stone Age.
I These Dead Machines , con il loro nuovo singolo “Recovery”, dimostrano di sapersi muovere nel proprio ambiente Alt. Rock, un genere troppo spesso navigato da proposte banali e scontate , mentre in questo caso siamo di fronte ad una proposta, attenta a non trascurare nessun dettaglio per proporre una traccia che vince e convince.
Chitarre ruvide che si vanno ad intrecciare con una linea vocale decisa e ben sostenuta da una sezione ritmica synth, amalgamandosi il tutto, in modo da esaltare l’atmosfera generale rendendola nel complesso, morbida e soffusa . “Recovery”, è un brano che merita attenzione specie per gli amanti del genere.
7.0/10
Tracklist:
- “Recovery”