Gli Strja suonano “Venetian Atmospheric Black Metal”. Lungi da noi discutere sulle definizioni, ma visto il fatto che cantano in dialetto veneto questa definizione ci può stare, anche se all’atto pratico questa diversità si può applicare solo all’idioma del cantato. Tutto il resto appare troppo standardizzato e appiattito da una batteria che molto probabilmente è stata programmata senza troppa fantasia, anche se nel marasma di mediocrità un pezzo come “Ossi”, posto non a caso come ultimo in scaletta e di cui trovate su youtube anche un lyric video, smuove un po’ gli animi inquieti di chi dal black metal vuole, giustamente, anche quella componente atmosferica che la band stessa sbandiera.
In questi tre brani, che sono tutt’altro che brutti, manca quel guizzo creativo che possa accontentare davvero un fan del black metal. I suoni sono molto buoni e in tutta verità l’album si apre alla grande nei primi minuti di “La via dele spazaore”, col suo crescendo di chitarre melodiche in tremolo e il suo trasudare malinconia ed epicità. Poi dopo qualcosa si inceppa, forse un cantato che non è nè scream nè growl e appare abbastanxza piatto, così come la già menzionata batteria. Si salvano le chitarre, sempre abili nel tessere riff ficcanti, anche se molto semplici.
Tre brani sufficienti ma non molto di più, per una band che comunque sta iniziando adesso a uscire dal guscio, e quindi guardando il bicchiere mezzo pieno, immaginiamo che in futuro si potranno sicuramente sviluppare diverse buone intuizioni che si intravedono tra i solchi di questa breve release. Aspettiamo fiduciosi il primo full-length per una valutazione più attendibile. Gli Strja potrebbero sorprenderci.