Dietro al progetto Rainy si cela Samuele Davì.
Già voce e frontman della band stoner rock The Perception, Samuele decide di esplorare nuove suggestioni e nuovi stili: Rainy allora diventa un catalizzatore di influenze e stimoli, dal post punk alla new wave, dall’alternative rock al grunge, toccando momenti più pop in alcuni brani.
I riferimenti musicali dell’album sono da rintracciarsi in Placebo, Radiohead, The Cure, Joy Division, ma anche nella scena alternative rock italiana, band come Verdena, Marlene Kuntz, Afterhours, Litfiba.
ll lungo periodo di stasi dovuto al Covid consente a Samuele di dedicarsi interamente alla composizione di nuovi brani. Questo lungo lavoro porta alla pubblicazione, il 29 aprile 2022, del singolo Estasi Fetale, a cui segue il 21 maggio la release dell’album Esistenze a metà.
Dal vivo il progetto Rainy è completato dalla band Scars of Absesence, composta da Nicolò Anselmetto (già chitarrista nei The Perception), dal batterista Christian Giardi e dal bassista Daniele Baldassare.
Covid 19 riflette su come il virus sia diventato un riflettore che ha messo in luce tutti i paradossi della nostra società: il fatto che la natura abbia beneficiato così tanto del lockdown a noi imposto, gli animali alla conquista di aree da tempo esclusiva dell’uomo, i livelli di Co2 emessa tra i più bassi di sempre, sono solo alcuni esempi a tal proposito.
Rainy si racconta:
“Penso che questo brano voglia essere una riflessione in merito a questi dati, il virus è stato un danno enorme per l’umanità, ma allo stesso tempo un respiro di sollievo per tutto ciò che ci sta attorno.
Il brano è stato scritto proprio durante la pandemia quando la musica è stata un forte antidoto ai pensieri negativi e all’oppressione provata in quei giorni.
Questo riflette la filosofia della mia musica, che per altro è racchiusa anche nel mio nome Rainy. Penso infatti a quest’ultima come un tentativo di far fronte alla sofferenza che fa parte della nostra esistenza e “Rainy” (piovoso) racchiude le tematiche tristi, malinconiche, a tratti rabbiose che distinguono le mie canzoni”.
L’album:
Esistenze a metà
L’album vuole essere una riflessione sull’esperienza della limitatezza umana e della mancanza, sentimenti riassumibili nel concetto tedesco di Sehnsucht, che dà anche il titolo a una delle canzoni dell’album. Sehnsucht è, nelle parole di Rainy, “il costante desiderare un qualcosa o un qualcuno che purtroppo non arriveranno mai. Viviamo in un limbo in cui non riusciremo mai a cogliere l’inafferrabile, il metafisico cibo che potrebbe quietare la nostra fame”.
L’album si apre con Cos’è l’amore?, brano che riflette sulla purezza dei sentimenti, sull’“amare senza comprendere cos’è l’amore” per citare un verso di della canzone.
Rainy riflette: “A volte perdiamo tempo a chiederci dei perché che non hanno una risposta. Forse dovremmo vivere e basta, sentire senza auspicare al racchiudere l’esperienza in parole dietro le quali si nascondono tutti i limiti dell’umanità”.
L’album scandaglia numerose tematiche, come il tentativo di controllo, la tossicità di certi circoli viziosi, l’impatto che il passato continua ad esercitare su ciascuno di noi, tutti temi esplorati in brani come Pensieri Bulimici e Estasi Fatale.
Non manca l’elemento politico, esplorato nel brano Palestina, o l’attualità di Covid 19:
“Questa pandemia ci posto di fronte a tutti i nostri limiti, a tutti i nostri paradossi. Una società che non si può fermare, un mondo in cui il denaro conta più delle vite umane. Un virus che da molti è stato definito addirittura come un antidoto agli stupri perpetrati dall’umanità nei confronti della natura”.
L’album rappresenta un vero e proprio viaggio nei lati più oscuri e malinconici dell’esistenza umana e della nostra società. Ogni brano è una presa di coscienza, spietata e lucida, dell’inevitabilità della sofferenza e della caducità dell’esistenza. Tuttavia, non manca un lume di speranza (si ascolti The show must go on, traccia conclusiva) a illuminare la via, come ci ha raccontato l’autore: “la vita deve continuare. Dobbiamo amare quest’ultima nonostante la sua tragica natura, è l’unica via per non collassare in una passività nichilista che altro non fa se non peggiorare la nostra condizione. La musica, con la sua catartica capacità, può darci una mano per camminare insieme in questo oscuro, splendente spettacolo”.