Quindici minuti circa di trascinante pop rock melodico con testi in italiano che, in maniera simile alla tendenza del cantautore, si muovono declinando diverse sfumature di una poetica per la maggior parte alternative rock
La semplicità regna come indiscussa sovrana, intrigante e cingente dentro una particolare spirale fatta di sapori intensi e dinamici. “Fuoco di Paglia”, arriva quasi in timidezza ma colpisce con quella maniera genuina che lascia il segno.
Un Ep che più gira e più piace. Piacciono senz’altro i suoni, piace (e non poco) la voce che presenta una componente versatile a tal punto da generare anche vibrazioni intense, il tiro ci viene insomma scagliato contro con ragguardevole naturalezza, senza far male ma piuttosto accarezzare.
Il primo singolo “Ehi Monsieur” apre l’EP ed è il primo risultato della collaborazione tra Stefano Resta e Michele Guberti, produttore. Il brano si presenta come un omaggio al postpunk revival dei primi anni del nuovo millennio, segnato da backing voices urlate (che riecheggiano Alex Kapranos e soci) e chitarre fuzz alla maniera dei White Stripes.
La seconda traccia è “E se fossi tu”. Il brano, già edito per Needa in una precedente versione, sterza verso l’elettropop: una serrata batteria elettronica cede il passo a tappeti di basso synth che spianano la strada su un nuovo ritornello. La voce di RAESTA racconta i tormentati pensieri di una notte fatta di amari bilanci (amori passati, amicizie sofferte).
“Ragazzi Marsigliesi” è il terzo brano del disco. La chitarra elettrica e la voce sembrano provenire da un passato ancestrale, una realtà onirica; si parla di un gruppo di ragazzi uniti e
anticonformisti che affascinano e coinvolgono il narratore. La ballad si concretizza in un solenne ritornello in cui si inneggia a un futuro ritorno in patria con tanto di brindisi e rintocchi di campane.
Con “Andrea” si celebra l’amore del cantautore per la vita metropolitana. Il sound è quello di un pop spigliato e scanzonato. Qualche riferimento sonoro ci porta verso i suoni pop psichedelici contrassegnati da un basso acido, pad spaziali e chitarre fumose.
L’EP si conclude con un pezzo acustico, all’apparenza scarno, “Popcorn”. Si tratta di una canzone intimista del cantautore che si sveste dei suoni alternative rock ed elettropop per prendere congedo dall’ascoltatore. Ad accompagnare la voce del cantautore una chitarra classica e qualche nota slide.
I temi sono le delicate dinamiche del rapporto di coppia minate da un’assenza di spazi “riservati a se stessi” nella transizione da seratine romantiche a quelle lì, di “quando nel cielo non ci sta Venere”.