“Senza colori”, il primo singolo di maiogabri, prodotto dall’etichetta indipendente MIND e distribuito da ADA Music, disponibile sulle piattaforme digitali dal 9 giugno.
Una finestra sul futuro è quella che maiogabri apre alla protagonista del brano, una ragazza svuotata da ogni colore e ormai abituata a vivere nel grigio, ma l’autore del brano auspica proprio a questa persona di poter mutare la propria vita con felicità e dolcezza. L’artista si presenta al mondo con questo primo singolo da cui emergono i tratti principali della sua scrittura: semplicità, l’adesione alla realtà, la ricerca delle proprie risposte e della felicità.
SGW: Ciao maiogabri, presentati ai nostri lettori!
maiogarbri: Ciao a tutti e grazie per l’invito! Io sono maiogabri, pseudonimo che indica la domanda “ma io, Gabriele, che ci sto a fare in questo posto?”, ho 19 anni, e sono un cantautore palermitano. Vi chiederete perché io faccia musica e anche cosa mi distingue dalla miriade di persone che oggi la fanno, e io vi risponderò con brutale onestà: io faccio musica perché nella musica ho trovato la migliore espressione di me stesso, la possibilità di schiacciare quel peggio di me che girava per le strade silenzioso e timido con qualcuno che adesso canta, parla, e vive.
maiogabri è dunque un progetto che non è la solita voglia di fare successo e soldi con la musica (anche perché con la musica non si diventa ricchi), ma è la voglia di raccontare quello che vivo e che vedo vivere lungo il mio percorso, la fiducia che ho in quest’arte come unico mio mezzo d’espressione, e la mia necessità di sapere se dall’altra parte qualcuno si sente perso come me, o sono l’unico a farlo.
SGW: Qual è stato il tuo percorso di crescita musicale fino ad oggi?
maiogarbri: Il mio percorso di crescita musicale fino ad oggi passa per un bel po’ di esperienze, anche se penso dal profondo del cuore che i passi in avanti più grandi che ho fatto li ho fatti dentro la mia cameretta. Nel 2019, quando ho partecipato per la prima volta ad un concorso musicale ricevendo tanti complimenti per la scrittura ma anche tanti pali per la tecnica, ho capito che se avessi voluto percorrere questa strada avrei dovuto alzare l’asticella: ho iniziato così a prendere lezioni di canto, a perfezionarmi sulla chitarra da autodidatta, approcciare il pianoforte, e soprattutto scrivere canzoni su canzoni fino a limare la mia scrittura ai miei gusti e alle mie influenze.
Da quello poi ho cominciato ad assaggiare i piccoli palchi che ci sono in città, locali compresi, e mi sono intrufolato in tutte quelle occasioni che avevano anche lontanamente a che fare con la musica, che poi sono state la base di quella che oggi è la florida scena musicale palermitana. Passo dopo passo, insomma, ho cercato sempre più di premere sull’acceleratore e mettere tutto me stesso in quel che stavo facendo, e così ho trovato un palco a Strasburgo davanti al parlamento europeo, oppure mi sono classificato secondo al concorso nazionale VideoFestival Live 2021, oppure ancora ho trovato la Mind, che adesso mi supporta in questo percorso che ad oggi è ancora tutto in salita e sarà, spero, il più lungo possibile.
SWG: “Senza Colori” è il tuo singolo di debutto, parlaci un po’ di questo nuovo lavoro!
maiogarbri: “Senza Colori” è un brano del quale vado veramente fiero, un primo passo nel mondo della discografia che sto guardando con profondo amore e profonda dolcezza. La canzone parla, d’altronde, della mia ragazza che nel settembre dell’anno scorso stava attraversando un periodo buio fatto di debolezze e frustrazioni: “Senza Colori” è allora la voglia che avevo di darle coraggio, di dirle che dovremmo ridere di più perché il peggio è ben altra cosa, e di aiutarla immaginando un futuro nel quale ogni cosa è andata per il verso giusto e la normalità della vita quotidiana è un qualcosa di fantastico.
SGW: Ci sono delle tematiche su cui ti piacerebbe soffermarti di più, magari nelle tue prossime canzoni?
maiogarbri: Sì, ovviamente sì, ci sono ancora moltissime cose che percepisco in maniera particolare e che non ho esplorato ancora ma delle quali mi piacerebbe offrire tanto il mio punto di vista, come la politica ad esempio, anche se penso che una svolta in tal senso necessiti una maturità per la quale prendo ancora tempo.
Mi piacerebbe tanto parlare anche di qualcosa che si leghi di più con la mia terra, o magari descriva tutti i luoghi in cui viaggio per fissarli nel tempo, o magari ancora inventi delle storie totalmente fantasy per esorcizzare e sdrammatizzare situazioni tristi che si vivono ogni giorno su questa terra. Insomma, tempo al tempo mi piace aver fiducia nel fatto che riuscirò a far tutto nel migliore dei modi, intanto ho già un bel po’ di pezzi in cantera che credo, e spero, sapranno stupirvi.
SGW: Qual è la sensazione che ti attraversa dopo la tua prima pubblicazione? C’è qualcosa che avresti voluto modificare?
maiogarbri: Al momento devo dirvi che sono veramente felice di tutto quello che sta succedendo, felice perchè la canzone è andata, sta piacendo a tante persone, e soprattutto ha imboccato una via matura: quest’anno, ve lo devo proprio confessare anche se so che ci rimarrete male, non mi vedrete suonare a Sanremo come annunciavano le grandi testate giornalistiche che parlano di me, ma, a parte l’ironia, io sono davvero contento anche di questo processo graduale perché penso che quel giorno possa arrivare, ma nel mentre avrò avuto il giusto tempo per crescere a dovere.
Non avrei voluto modificare nulla, sarò sincero, e sicuramente gran parte del merito di questo va ancora una volta all’incredibile team di Mind che mi ha saputo ascoltare e anche contrastare in maniera fantastica, soprattutto nelle persone di Alessandro Messina e di Simone Campione se parliamo della canzone in sé e per sé. Fidatevi, la mia testa va da una punta all’altra degli emisferi in continuazione, e se non fosse stato anche per loro non so cosa avreste sentito!
SWG: L’ultima parola a te! Un piccolo spazio in cui poterci dire tutto quello che avresti voluto e che non ti abbiamo chiesto!
maiogarbri: Ok interessante. Vi dirò allora un po’ di mie riflessioni sul come percepisco la vita dall’alto (si fa per dire) dei miei 19 anni, e la musica in sua relazione: uscendo dalle superiori ho capito e capisco sempre più ogni giorno che la vita è un tritacarne, e forse più che la vita in sé è la società che la rende tale. Fare ogni giorno i conti con la pressione e la consapevolezza che bisogna fare qualcosa per diventare qualcuno nella vita, qualcosa di tangibile che possa permetterti di portare un degno stipendio a casa, qualcosa che si misura in funzione del denaro e non della tua felicità e che soprattutto non ha tempo da perdere ad aspettarti, è estenuante.
Credo non ci sia più rispetto per l’autenticità di una persona, non ci sia più l’umanità di accogliere un “non so cosa fare della mia vita”, perché ormai è come se fossimo diventati macchine i cui risultati si vedono, con tristezza, nei bagni delle università riportati in articoli di giornale. La gente della mia età che vuole costruire il proprio futuro su un qualcosa di diverso, che non sia un’ingegneria, un’economia, o una medicina, si sente come un alieno, una persona che sta facendo un salto nel vuoto e non sa se sopravviverà.
La musica, ad esempio, quanti ne prende? Uno su cento? Uno su mille? Io vi dico di no, ma non perché non sia così, ma perché la musica è fatta di talmente tante professioni che identificarla col cantante che suona nei palazzetti è un po’ come fare di tutta l’erba un fascio. In Italia manca una narrativa del genere diffusa, si tende sempre quasi a nascondere le arti quasi come se non giocassero alcun ruolo in questo sistema capitalista ben bilanciato, quando in realtà le opportunità esistono, e vi sono master, scuole di formazione, e poi conservatori che un lavoro lo offrono sul serio, e così via.
Allora quel che volevo dire e volevo dirvi, stringendo il sugo, è: abbiate rispetto per gli altri, ma soprattutto abbiate rispetto per voi stessi quando sentite di dire un “non lo so” o un “non mi va”, perché siamo tutti umani e la vita è troppo breve per passarla ad autoinfliggersi pene immaginarie. Ogni cosa andrà per il verso giusto, abbiate fiducia nella follia di una persona che dopo 19 anni di torture è riuscita a capire che è imperfetta, ma va bene così.