
Daniele Faraotti, capricorno classe 1961. Tutto comincia nel 2008 con la pubblicazione di “Ciò che non sei più” (Alka Record 2008). Non che prima non ci fosse stato niente, le attività svolte precedentemente potevano tranquillamente rientrare nell’ambito della formazione. Formazione lunga quella del Faraotti; tante le canzoni scritte, prima della prima canzone riconoscibile come tale – un percorso piuttosto accidentato. Si è trattato di recuperare quella scintilla che sembrava persa, tra esami in conservatorio, titoli di studio e domande di ammissione.
Scintilla che fortunatamente si è accesa in “Phara Pop vol.1”, un affresco di 77 minuti dove la parola d’ordine è “libertà”. Sono tante le canzoni che ci vengono offerte e tanti gli stili che confluiscono in esse.
Di base verrebbe da pensare che la maggior parte delle influenze di questo artista provengono dal prog e dal jazz, più che altro per un approccio senza limiti ed una evoluzione spesso imprevedibile dei brani. Si potrebbe pensare anche al maestro Battiato, soprattutto per l’approccio vocale e per un certo senso di avanguardia che si sposa bene col cantautorato italiano.
Una canzone molto esemplificativa in questo senso è “L’Ospite”, dove a mio avviso la vena prog esce fuori in tutto il suo splendore e poi arrangiamenti con archi e una parte centrale del brano drammaticamente cinematografica. Ecco, tanto per farvi capire l’eterogeneità di questo album, passiamo al simil swing/jazz di “La Nave” e quindi tutto viene sempre messo e rimesso in discussione. Insomma, questo album è per chi vuole ampliare gli orizzonti e per chi non si accontenta della solita canzonetta italiana.
Sono presenti tanti strumenti e tutti sono utilissimi alla causa, perchè Daniele Faraotti riesce ad impiegare ciascuno di essi in un modo non convenzionale e quindi mai banale. Album interessantissimo!