C’è molto più metal di quello che potrebbe sembrare, in questo debutto dei Cambio Radicale. Dico questo in apertura perchè vuoi per la voce melodica di Valerio Franchi, vuoi per l’idioma in italiano, vuoi per una certa tendenza a ricercare la classica forma-canzone che va dritto al punto, ma se andiamo a guardare cosa fanno gli strumenti, sia la chitarra di Cesare Fioriti (anche alle tastiere e cori), e soprattutto i pattern di batteria di Paolo Caridi, possono far intravedere tanto hard rock ed heavy metal in questo “Gioco Al Caos”.
Certo stiamo parlando del metal di vecchie glorie italiane come Vanadium, Strana Officina o anche, volendo, dei Litfiba del periodo “Terremoto”, però anche alcune influenze di vecchi leoni come Uriah Heep o primi Judas Priest si fa sentire. I primi tre brani sono la dimostrazione che scrivere come negli anno Ottanta e Novanta ha ancora un suo perchè, e che le canzoni fatte per essere cantate non moriranno mai. E’ importante ribadirlo in un periodo storico in cui il rock e il metal si sono evoluti molto, e hanno intrapreso molte volte sentieri ricchi di tecnica e sperimentazione.
Tutte cose avulse dal mondo dei Cambio Radicale, che se ne fottono di mode e tendenze, e infarciscono il loro primo album di tantissimi brani fatti come si faceva una volta, ovvero strofa-ritornello-strofa-bridge-finale, anche nella ballad che rimembra un po’ i Led Zeppelin di “Starway To Heaven”. E questa formula viene applicata nella stragrande maggioranza dei brani, e i Cambio Radicale portano a casa un risultato più che rispettabile! Amanti dell’hard rock e delle vecchie glorie hard rock italiane, fatevi avanti, qui c’è tanto bel rock duro puramente italiano, tra l’altro con ottimi testi.