
Poliedrico artista, Alessandro Martinelli ha un passato nella scena techno-underground dove, con il moniker di Alex Mine, diventa in breve tempo tra i nomi più rispettati nella scena dei club in tutto il mondo. Il suo approccio all’elettronica risale al 2011, una scalata al successo in un tempo record che conquista big tra cui Richie Hawtin, Adam Bever, Carl Cox, Dubfire, Paco Osuna solo per citarne alcuni. Negli anni Alessandro non ha mai perso la passione per il pianoforte e, dopo il suo debutto al piano solo nel 2021 con l’album ‘Past and Present’, Martinelli è pronto al nuovo album, dal titolo ‘SOLO’, in arrivo il 7 marzo per Memory Recordings, l’etichetta di Fabrizio Paterlini con cui ha pubblicato anche il primo lavoro.
Ciao Alessandro, presentati ai nostri lettori! Ciao a tutti!
Sono Alessandro, un pianista e compositore. La mia musica nasce dall’urgenza di esprimere emozioni che non riesco a tradurre a parole. Uso il pianoforte come se fosse una voce interiore, capace di raccontare momenti di fragilità, bellezza e solitudine. In fondo, la mia musica è il mio modo di comunicare senza filtri.
Qual è stato il tuo percorso di crescita musicale fino ad oggi?
Ho iniziato con la musica elettronica, in particolare la techno. Amavo la ripetitività delle linee ritmiche, l’ipnosi dei loop, e forse questo si riflette ancora oggi nelle mie composizioni per pianoforte. Dopo anni in quel mondo, ho sentito il bisogno di spogliarmi di tutto e tornare a qualcosa di più diretto, più intimo. Il pianoforte è stato come un rifugio. Da lì è nato il mio percorso nel mondo neoclassico, con il mio primo album “Past and Present” nel 2021 e ora “SOLO”, che sento come il lavoro più autentico che ho fatto finora.
“Solo” è il tuo nuovo album, in uscita il 07 Marzo. Parlaci un po’ di questo nuovo lavoro!
“SOLO” è un viaggio nella solitudine, non vista come mancanza, ma come uno spazio necessario per ascoltarsi davvero. Ho scelto di usare solo il pianoforte, senza aggiungere altro, proprio per mantenere questa purezza. Ogni traccia esplora il conflitto tra il desiderio di connessione e la necessità di isolamento. È come se il piano diventasse la mia unica voce, capace di raccontare fragilità, ma anche forza. Non è un album che grida, ma sussurra, lasciando spazio al silenzio e alle pause, che spesso parlano più delle note stesse.

Cosa ti aspetti dalla critica?
In realtà, non scrivo musica pensando a come verrà percepita. “SOLO” è un progetto così intimo che, una volta pubblicato, non mi appartiene più del tutto. Se anche una sola persona dovesse sentirsi capita o riconoscersi in queste note, per me sarebbe già un successo. Ovviamente ricevere feedback positivi fa piacere, ma non è il motivo per cui compongo.
Dalla musica techno al pianoforte, un cambiamento “drastico” forse come dal giorno alla notte!
Sì, può sembrare così, ma in realtà c’è un filo sottile che lega entrambi i mondi: la ripetizione. Nella techno, i loop ti trascinano in uno stato quasi ipnotico. Nel mio modo di suonare il piano, uso spesso le stesse ripetizioni per creare un senso di sospensione e profondità. Il passaggio dal sintetico al puro suono acustico è stato più una ricerca di verità che una rottura netta. Era come spogliarsi di tutto il superfluo per arrivare all’essenza.
Se tu potessi tornare indietro? Hai dei rimpianti?
No, nessun rimpianto. Ogni fase del mio percorso è stata necessaria per arrivare dove sono ora. Anche i momenti in cui mi sono sentito perso o bloccato hanno avuto un senso. Credo che tutto quello che viviamo si trasformi in qualcosa, e per me si è trasformato in musica. Se tornassi indietro, farei probabilmente gli stessi errori, ma con la consapevolezza che fanno parte del viaggio.
Lascia un messaggio a chi vuole intraprendere la carriera di musicista!
La cosa più importante è essere onesti con sé stessi. Non scrivere o suonare pensando a quello che “funzionerà”, ma a quello che senti dentro. Il pubblico percepisce quando qualcosa è autentico. È un percorso difficile, pieno di dubbi e insicurezze, ma se la musica è il tuo rifugio, allora non smettere mai di cercare la tua voce.